E la Gente? Con questa domanda, Tom Johnson, enigmatico artista americano di adozione torinese, ci introduce nella sua nuova performance interrogandosi sulla difficoltà di collocazione del soggetto di fronte alla presenza di un oggetto. A cavallo tra scultura, installazione e performance, And where are all the people? mette in scena "una struttura realizzata quasi esclusivamente dalla mia posizione e dalla statura di quell’uomo là". Chi è lui, chi è l’altro, chi sono loro, chi siamo noi? Che cosa ci/li unisce e ci/li separa, nel territorio ambiguo di questo linguaggio figurato? Le performance di Tom Johnson, sempre in bilico tra autoanalisi e teatralità, parlano dell'inadeguatezza di vivere. C'è molta sapienza psicoanalitica, ma anche un gusto marcato per la corporeità e per la dimensione terrestre delle relazioni tra individui. Nell'azione pensata per Raum, lo accompagnano presenze incombenti, capaci di condensare la tensione e il non detto, proseguendo l'affondo sui grandi tabù dell’ordine sociale vigente. Nello svelarsi al pubblico, Tom Johnson continua imperterrito a nascondersi, proponendo soltanto mezze verità ed esili tracce. Questa è la cifra comune di tutte le sue azioni performative, in cui l’autobiografia si distilla in brevi squarci poetici ed in piccoli quadri ermetici e surreali. L'imbarazzo per il mettersi in scena si diluisce in ironia e in sottili paradossi, quasi non esistessero fatti e verità, ma soltanto finzioni ed iperbole metafisica.
Lui era generoso. Voleva solo che io fossi com’ero veramente. Non provava a cambiare le cose. Sì, era ricco e potente, ma umile. Accettava le cose com’erano; la sua posizione, i suoi limiti, i miei. Accettare può essere un segno di una generosità enorme; un andare oltre i confini comuni per vedere le cose come sono in sè, non condizionate da qualche idea o struttura.
Loro, in teoria, mi hanno chiesto di partecipare all’idea. Ma, poi, non li ho trovati (il posto era impossibile da vedere da dov’ero io). Dopo, per altri motivi, mi sono trovato con loro. Ma non era la stessa cosa. Con loro, la verità che mi piaceva di più era che dovevo essere capace di conoscere ognuno di loro veramente. Devo dire, però, che penso d’avere mangiato meglio lì.
La Struttura sarà realmente presente durante la performance.
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And the people? With this question, Tom Johnson, an enigmatic artist, introduces us into his new performance by interrogating the difficulty of locating the subject. In the presence of a strange object, evoking metaphysical memories, in between sculpture, installation and performance, And Where are all the People? presents "a structure built almost entirely of my position and the stature of that man over there". Who is he? Who are those other people?, Who are we? What unites and separates us in the figurative and peopled terrain of language?
He was generous. He wanted me to be really just as I was. He didn’t try to change things. Yes, he was powerful and rich, but humble. He accepted things as they were: his position, his limits, mine. To accept can be a sign of enormous generosity, of a going beyond the usual confines to see things as they really are in themselves, not conditioned by some idea or structure.
They, in theory, asked me to participate in the idea. But then I couldn't find them (the place was impossible to see from where I was standing). Later, for other reasons, I did get together with them, but it wasn’t the same thing. With them, my favorite truth was that I HAD to really be able to know everyone. However, I must say that I think I ate better there than anywhere else.
The Structure will be physically present during the performance.