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I.E./Domino

 Stefan Nèmeth

 
 

Netmage ha chiesto a Stefan Németh di sviluppare un lavoro ad hoc sulla rappresentazione cinematica di spazio urbani, suburbani e delle architetture. È così nato il progetto di reinterpretazione live di I.E. e Domino dell’artista visiva e cineasta Lotte Schreiber.

I.E. (8’, 2004) è un’osservazione intensa in super8 e video sul paesaggio delle Isole Eolie, in cui i due mezzi alternati si oppongono per fissità sensuale l’uno e turbolenza soggettiva l’altro.

Il principio di cartografia cinematica alla Robert Smithson ritorna in Domino (12’, 2005), una ricognizione su strutture architettoniche incompiute sperdute nel paesaggio mediterraneo della Grecia contemporanea. Queste 'strutture primarie' sono riprese da Schreiber in super8 come dispositivi di reinquadratura per griglie del paesaggio, mentre – come in I.E. – l’artista fa uso del video digitale  per rendere conto della presenza umana e costruire un originale road movie fra scheletri di architetture come segni modernisti che ridisegnano il paesaggio invece di deturparne le forme. Stefan Nèmeth, lavorando sui suoni originali del girato, interviene reinterpretando e poblematizzando con la musica l’afflato al tempo stesso teorico e puramente contemplativo delle immagini in movimento.

Netmage asked Stefan Németh to develop an improvised piece on the cinematic representation of urban and suburban architecture and space. Thus was born a project to reinterpret live I.E. and Domino by the visual artist and cineast Lotte Schreiber.

I.E. (8’, 2004) is an intense observation in super8 and video on a voyage to Isole Eolie, where the two alternate forms play off each other with fixed sensuality on the one hand and suggestive turbulence on the other.

The principal of cinematic mapping a la Robert Smithson returns in Domino (12’, 2005), an acknowledgment of unfinished architectonic structures lost in the mediterranean countryside of contemporary Greece. These 'primary structures' are shot by Schreiber in super8 as an apparatus for re-framing the matrix of the landscape, while – as in I.E. – the artist makes use of digital video to realize a human presence, constructing an original road movie from architectural skeletons serving as modernist signals that redesign the landscape rather than disfigure it. Stefan Nèmeth, working principally with sounds from the original footage, intervenes with the music reinterpreting and questioning the approach to the moving images, at the same time theoretical and contemplative.

www.radian.at/?n=OtherProjects.NMeth