Le parole di Bob Lazar, intervistato a Las Vegas nel 1989, aprono All the way alive, mentre ci si avvicina a una delle zone più nascoste e protette dell’intero pianeta, il Groom lake, la zona S4.
Girato lungo il perimetro dell’area 51, la Extraterrestrial -375- Highway, la sperduta Rachel in Nevada, e Cielo Drive a Los Angeles, All the way alive è un film vivo, destinato a mutare e a svilupparsi nel corso del tempo, quasi un thriller che costruisce man mano la propria narrativa rinunciando alla narrativa stessa, affidandosi alle sequenze girate da Andrea Dojmi e al suono della chitarra di Flushing Device.
Alan e Jam, i due bambini, protagonisti nascosti di Aimready, (il “libro film” pubblicato da A. Dojmi nel 2005 Booth-Clibborn editions), tornano ormai grandi, in All the way alive: tutti i giochi, le attività e le regole del proprio passato, sono adesso da ricollegare a matematiche aliene.
Forse un film sugli UFO abductions, rivelatorio e inspiegabile, All the way alive riporta ad uno stato remoto della propria immaginazione, localizzato in ricordi lontanissimi.