A volte con niente si creano piccoli paradisi. Non che piccolo sia sempre sinonimo di bello, come titolava un testo molto in voga anni addietro, ma senza dubbio con mezzi minimi si possono costruire forme e mondi che hanno il respiro dell’infinito. Accade in Grapes from the Estate l’ultimo album di Oren Ambarchi, australiano, classe 1969 e perlopiù chitarrista, per quanto minimale, astratto, malinconico e visionario sia il suo approccio allo strumento, ma soprattutto al suono. E’ il suo terzo disco su Touch, dopo le sottili abrasioni digitali di Insulation ed i tempi sospesi di Suspension appunto. Disciolte le asperità noise degli inizi, Ambarchi, espande ora le sue possibilità in musica, investigando ancor più in profondità se necessario, la singolarità del suono, anzi meglio del tono puro. In Girl With The Silver Eyes, sempre sull’ultimo album, minimi rintocchi percussivi, un organo hammond praticamente irriconoscibile e le consuete chitarre elettriche reiterate in un gioco di cerchi concentrici, creano un flusso organico che suggerisce come mai prima la struttura della forma canzone.
E’ un disegno che il nostro persegue ormai da tempo, ma stavolta c’è forse più attenzione, anche intimismo credo; la bucolica foto di copertina (il solito Jon Wozencroft che per l'occasione si è prestato ad assemblare una doppia serie visiva che accompagnerà la performance del musicista neozelandese) pare dirci di ore domestiche e dorate, grappoli lussureggianti dalla propria tenuta, un invito ad ubriacarsi di suoni che procedono con ostinazione verso l’ambizione tanto cara a molti: la ricerca del puro tono-puro accordo. (Gino dal Soler)
Sometimes small paradises are created from nothing. Without doubt, with minimal means, we can construct forms and worlds which have the breadth of the infinite. This is what happens in Grapes from the Estate, the latest album from Oren Ambarchi (born in Australia in 1969) guitarist who has a minimal, but abstract and melancholic or visionary approach both to his instrument and to sound. This is his third release on Touch, after the subtle digital abrasions of Insulation and the suspended rhythms of, the aptly named, Suspension.
Freed from the “noise” harshness of his beginnings, Ambarchi, is now expanding his musical possibilities, investigating the singularity of the sound and of pure tone. In Girl with the Silver Eyes, from his latest album, minimal percussive chimes, a practically unrecognizable Hammond organ and the usual electric guitars are repeated in a game of concentric circles, creating an organic flux which suggests the structure of a song.
This is not a new trend for Ambarchi, though this time he is pursuing it more deeply and perhaps intimately. The bucolic cover photo (from Jon Wozencraft who for Netmage has selected a double visual series which accompanies Ambarchi's performance) evokes home times and golden, luxuriant grapes from his own estate. This is an invitation to immerse ourselves in sounds in search of the pure tone.
(Gino da Soler)