Fhievel nato nel 1980, inizia ad effettuare i primi esperimenti compositivi nel 2000. Cosa caratterizza la sua musica? Probabilmente una complessa innocenza. Se gli studi in ingegneria elettronica hanno contribuito al suo avvicinamento verso il suono algoritmico, allo stesso tempo hanno generato il suo dualismo estetico. Il dubbio nei confronti della tecnologia, il desiderio di riportare l’arte ad un fenomeno incondizionato nuovamente proprietario delle mani dell’uomo e le necessità di sviluppo contribuiscono ad una creazione rigorosa, ma desiderosa di spingersi verso una sensazione di naturalezza certa. Nelle sue composizioni musicali l’ordine esatto perde la sua connotazione trasformandosi in confessione disattenta. Se in “Vetri di carta” emergono l’immateriale e il rarefatto, gli ultimi lavori convergono maggiormente alla realtà, ma analizzati da un punto di vista prettamente soggettivo, rimangono astratti fino al momento in cui non si scorge la punteggiatura musicale.