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Versione

Spheres of Eden

 Rose Kallal, Joe DeNardo

 
 

film & music live environment, prima italiana

Spheres of Eden è basato su quattro proiezioni in pellicola 16mm e suono, con un uso di effetti, campionatori e distorsioni; è un progetto in progress, già condiviso in diverse tappe precedenti, fra Rose Kallal, che gestisce la parte cinematografica, e Joe DeNardo, che interviene soprattutto, ma non solo, dal punto di vista musicale. I possibili riferimenti visivi e linguistici di Rose Kallal - Bruce Conner, Jordan Belson, Stan Vanderbeek - evocano una storia dello sperimentalismo cinematografico molto specifica, che dialoga con la tradizione dell'espansione della coscienza e della percezione. Il suo immaginario di forme geometriche e pattern simmetrici si ricombina e si reinventa completamente in una inusuale relazione con il tempo e con la percezione, basata su persistenze e circolarità che spiazzano le aspettative. Analogamente, le relazioni soniche fra Kallal e DeNardo giocano su sfasamento e slittamento apparenti, trovando - a tratti e inaspettatamente - momenti di sincronia che problematizzano tanto il dispositivo del cinema expanded quanto quello del live.

film & music live environment, italian première

Spheres of Eden, based on four 16mm film projections and sound, using effects, sound samples and distortions, is a work in progress, already shared in several previous stages, between Rose Kallal - who manages the cinematographic part - and Joe DeNardo, who primarily, but not only, handles the musical part. The possible visual and linguistic references of Rose Kallal - Bruce Conner, Jordan Belson, Stan Vanderbeek - evoke a very specific history of experimental film, which touches on the tradition of the expanding consciousness and perception. The imagery of geometric shapes and symmetrical patterns recombines and reinvents itself in a completely unusual relationship with time and perception, based on persistence and circularity that displace expectations. Similarly, the sound relationships between Kallal and DeNardo play on phasing and apparent shifting, finding – at times unexpectedly - moments of synchronicity that problematize both the device of expanded cinema as well as that of the live performance.