sound performance, prima italiana
Nature, performance non amplificata di Junko, è un'occasione unica. E' come ingoiare un ragno per catturare una mosca. Un urlo sovraumano che dà corpo a quella che Barthes chiama significanza: siamo oltre il messaggio codificato, si entra in risonanza. Junko è come un'ombra bianca dopo Hiroshima. Il suo corpo diafano sovraesposto, il suo richiamo, lontano mille miglia dall'isteria o dagli altri urlatori del panorama della musica noise. E' solo terrore, o chiamiamola bellezza. Junko pare disconnessa da se stessa, come se la sua voce fosse separata dal corpo, evolvendosi ciascuno in uno spazio separato. La sua lingua bucata dà accesso all'inarticolabile e indicibile. Una voce dislessica, mostruosa, che arriva ad altezze non-umane, trattenuta sulla soglia del dolore auditivo, quasi senza fine. L'urlo di Junko ricorda il fraseggio dei sassofonisti free, una naiveté musicale comune, mancante di accademismo e tecnica.
sound performance, italian première
Nature, an unamplified performance by Junko, is a unique occasion. It’s like swallowing a spider to catch a fly. A superhuman scream that embodies what Barthes calls 'significance': beyond the encrypted message, it resonates. Junko is like a white shade after Hiroshima. Her overexposed diaphanous body, her scream, miles away from the hysteria of other yellers in the noise music landscape. It is just terror, or call it beauty. She almost appears disconnected from herself, as if her voice were detached from her body, each evolving in a separate space. Her punctured tongue giving access to the unutterable and unspeakable. Dyslexic, monstrous voice, rising to inhuman high pitches, held on the threshold of auditory pain, almost endlessly. Junko’s scream recalls the phrasing of free music saxophonists, a common musical naivety devoid of academicism and technique.