Partendo da un approccio sperimentale, con spiccati nessi improvvisativi e tramite l'appropriazione di oggetti e strumenti molto disparati, Eyear offre una prospettiva ad ampio raggio per produrre uno spazio unitario di ascolto/visione a partire da un'unica fonte. Lavorando su una economia del significato, Eyear si articola, nella versione qui presentata, in quattro set audio-visuali che cercano di esplorare, con approccio improvvisativo, un tangibile 'altrove': selvaggio e trasognato, aspro e dolce, suadente e accattivante. Mano a mano che le sequenze si sviluppano, la relazione tra suono e gesto plastico si definiscono via via, facendo emergere la dinamica di un autentico duetto.
Coming from an experimental approach linked to improvisation and the appropriation of objects and tools (from India ink to CCTV cameras), Eyear offers a high-angle perspective to force listening and watching spaces from a common source to coincide. Working with a strict economy of means, Eyear is articulated here around four phono-visual settings, seeking to explore a tangible 'elsewhere' in an improvised manner, at the same time wild and dream-like, rough and sweet, fascinating and close at hand. As the sequences develop, the relationships between sounding and plastic arts gestures define themselves, and a genuine duo emerges.