Kin Knight King nasce come variazione dello spettacolo Kin Keen King che uscendo dai teatri si ricolloca nel salone di un palazzo nobiliare. Già nell'onomatopea tintinnante del titolo è dischiuso il rivelarsi di figure fuse in un'araldica destabilizzata: re, cavalieri, creature dell'immaginazione. Deformazioni e imperturbabilità sono le manifestazioni di questi corpi extraterritoriali che pur hanno una loro umanità aggirandosi per la sala. E' magro e sbilanciato uno dei figuri, ritagliato da una fantascienza per tutti; mentre altre due presenze, ricoperte di una peluria stilliforme e lucente, segnano con movimenti circolari ed energici il perimetro a terra, con salti e colpi di criniera battono le pareti della dimora ottocentesca in una folle danza selvaggia. Incubi infantili, Africa e cartoon gotici si dichiarano in una nuova fiction temporaneamente messa a nudo.
Kin Knight King è uno scarabocchio, una macchia d'inchiostro. Il gesto e i movimenti sono l'ultima cosa che arriva perché prima nasce la figura e quindi il suo disegno. Da qui si passa alla realizzazione del costume, della pelle di questa figura: si costruisce il materiale e con esso il suo essere. Solo dopo che è avvenuta la trasformazione nella figura si possono capire i perimetri dentro i quali si vuole rimanere. È dall'atteggiamento della figura che sgorga il gesto, che poi viene formalizzato. Il gesto, anche se è elemento sostanziale, in ordine cronologico è l'ultima cosa che nasce. (Teodora Castellucci)
Kin Knight King
con Eugenio Resta, Teodora Castellucci, Agata Castellucci
ideazione, coreografia, costumi Teodora Castellucci
musiche originali, luci Demetrio Castellucci
realizzazione costumi Carmen Castellucci, Daniela Fabbri, Il Pattino
produzione Dewey Dell / Fies Factory One
coproduzione Centrale Fies, Festival de Marseille, UOVO performing arts festival
in collaborazione con AMAT / Civitanova Danza, Teatro Petrella di Longiano, OperaEstate Festival Veneto, Plastikart