Sinfonia per corpi soli / studio / omaggio a Sarah Kane
Una me che non ho mai conosciuto
Il volto impresso sul rovescio.
Siamo alla fine di una storia tragica e ripugnante, il cui senso è nascosto dentro le nostre carcasse estranee, emarginate dal fantasma maligno della morale comune.
Un ambiente sonoro, un’amplificazione dell’interno dei corpi, un canto senza speranza al confine.
Un omaggio a Sarah Kane, alle sue ultime parole, a tutti coloro che come lei hanno raggiunto zone spaventosamente impreviste.
Ardo. Voglio bruciare. Usarmi. Consumarmi
In questi mesi abbiamo incontrato Sarah Kane. Ci siamo mossi con lei, nelle sue parole come in campi minati e progressivamente ci hanno tolto le gambe, poi l’udito, poi la vista, poi la voglia di continuare.
E’ rimasto lo sforzo alto della voce.
Il viaggio appena cominciato è un viaggio in giù, negli inferi dei nostri organi nascosti, nel nostro rovescio.
Qui non c’è più nulla da inventare, come sempre nulla da recitare.
C’è la vita e c’è la morte. E il terrore di guardarle in faccia.
Sarebbe abbastanza se fosse per sempre una nota di violoncello.
Come poter dire le parole di un suicidio, quest’impossibilità di articolare, di recitare? Siamo partiti da un suono.
Un’attrice che ricerca i suoni del suo interno, lo spazio sonoro che ha dentro.
Essere il respiro di un corpo, di una materia ormai inerte, abbandonata, coricata al fianco di un’amante inesistente. Un suono che si sforza di essere semplicemente abbandono, che si impenna e che vuole uscire da una bocca che lo tiene prigioniero.
Un primo vagito del lavoro è stato presentato nell’ambito di Hops - ambienti, 2° edizione del festival di visual e performing arts del Link di Bologna il 27 gennaio 2001.
In quell’ occasione è stato catalogato come oggetto a perdere #31 nella serie performativa oggetti a perdere di Teatro Aperto.