Rosetta, creazione coreografica di Fabrizio Favale della compagnia Le Supplici, si propone come accesso fruitivo ad un precedente lavoro delle Supplici, intitolato IIH. Rosetta è una performance-installazione che conserva una certa cripticità . E’ un gioco di traduzione che non va a scandagliare l’oggetto del gioco (l’opera), ma ad aprire un varco sia nelle dinamiche conoscitive dello sguardo esterno al lavoro (pubblico), sia nell’azione interna (danzatore). Il visitatore di Raum si trova di fronte a un campo archeologico, dove tutti gli oggetti che hanno costruito in precedenza un lavoro (testi, lettere, oggetti, illuminazione, suono, schermo-nascondiglio, libri, corpo, coreografia, vestito ecc.) non sono ordinati né nell’azione e nell’uso effettivo da parte dell’interprete, né nella collocazione spaziale, né nell’uso temporale-drammaturgico.
Questo lavoro è apparentemente concepito nella piattezza e nell’indifferenza comunicativa. La ritmica del lavoro stesso è data dall’incessante alternanza di un finto giorno e di una finta notte, e proprio nell’oscurità tutto sembra concedersi in un cieco sovraffollamento.