Reiterato e caustico, lo stile di Ignaz Schick ai giradischi, crea uno spazio in cui i suoni si ripetono e rimbalzano in una corsa di frequenze estreme e muri noise impenetrabili, all'opposto rispetto alla ricerca di altri turntablist come Otomo Yoshihide o Martin Tetrault. Fra le proposte più estreme e scarne del catalogo Zarek (l'etichetta gestita dallo stesso Schick), colpisce per lo stato di soggezione che riesce ad incutere, dove lunghi movimenti accesi da tremolii e stridori, colpi cupi e secchi, vengono attraversati da attese misurate dal forte grado di tensione emotiva