Rubik è un progetto performativo di Cristian Chironi. Nominalmente e metodologicamente, prende spunto dal Cubo di Rubik o Cubo magico, celebre rompicapo inventato nel 1974. La scena è un grande oggetto, composto di più quadrati per lato. I quadrati sono facilmente ruotabili e intercambiabili.
Attraverso un intervento perpetuo e chirurgico, l'immagine si compone e scompone in infinite combinazioni, in dialogo con il performer che talvolta la inficia con la propria figura o la prolunga nel reale. Si costruisce così una sorta di scultura architettonica e dinamica il cui perno è un corpo che muta di abito.
Le immagini sulle superfici del cubo sono un’indebita appropriazione da riviste e giornali (così come i sonori dal web). Il retino tipografico ne rivela la fonte e le relega ad uno statuto di bassa qualità; singolarmente non hanno particolare importanza, se non per il loro carattere popolare e potrebbero essere sostituite da altre. Ciascuna presenta una propria storia che, associata ad un'altra immagine crea una concatenazione di eventi. Ogni immagine è sezionabile, ed ogni porzione osservata determina un diverso percorso esperenziale. Cambiando una sola piastrella del cubo, muta il percorso: temporale, visivo e funzionale. Rubik annovera i caratteri di un’opera mai uguale a se stessa.