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IL TERZO REICH

 Scott Gibbons, Romeo Castellucci, Socìetas Raffaello Sanzio

 
 

IL TERZO REICH è l’immagine e il suono di una comunicazione inculcata. Su uno schermo nero lampeggia la quasi totalità dei sostantivi della lingua italiana, circa quattordicimila parole. Qui, il linguaggio-macchina ingoia interi ambiti di realtà, là dove i beat, come i nomi, appaiono uguali nella loro serialità meccanica, come fossero i blocchi edilizi di una conoscenza che non lascia scampo. Ogni pausa è occupata: un trattamento che attacca la capacità mnestica, incapace di trattenere una parola che appare nel baleno di microsecondi. L’opera di Romeo Castellucci e di Scott Gibbons, presentata a Bologna da Xing alle Torri di Kenzo Tange, è un flusso inarrestabile che tutto travolge e dove la trasparenza totalitaria del linguaggio lascia emergere la fisicità del suono in tutta la sua intensità.

I nomi rappresentano potenzialmente tutti gli oggetti della realtà dotati di un nome. La velocità di sequenza è commisurata alla capacità retinica e mnestica di trattenere una parola che appare nel baleno di un ventesimo di secondo. Si tratta di comprimere lo sguardo sul punto critico di fusione, poco prima della perdita dell’aggancio percettivo, nello sfarfallamento che sfugge alla netta distinzione dei singoli termini. Il frenetico e liminale susseguirsi delle parole fa sì che alcune di esse rimangano impresse nella corteccia visiva di ciascun spettatore; altre – la maggioranza – andranno perse. Lo spettatore, esposto a questo trattamento, subisce la parola umana sotto l’aspetto della quantità. Non il cosa, ma il quanto. L’affastellarsi frenetico delle nominazioni non lascia nessuno spazio alla scelta o discernimento. Il nucleo del linguaggio ritorna al rumore bianco, che riporta al caos.

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IL TERZO REICH is the image and sound of an inculcated communication. The nouns of the Italian language flash on a giant black screen, about fourteen thousand words. Here, a language-machine devours entire spheres of reality, as the beats, like the nouns, appear the same in their mechanical seriality, as if they were the building blocks of a knowledge that leaves no way to escape. Unrelenting, each opening occupied: a treatment that attacks our mnestic capacity. This work by Romeo Castellucci and Scott Gibbons, presented by Xing at the Kenzo Tange towers in Bologna, is an unstoppable flow that overwhelms everything, where the totalitarian transparency of language lets the physicality of sound emerge in all its apodictic intensity.

IL TERZO REICH is based on a spectral representation of all names. The nouns potentially represent all objects in reality that have a name. The speed of the sequence is given by our ability, based on our retina and our memory, to retain a word that appears in a flash of microseconds. This constricts our gaze, which soon reaches atipping pointwhere a fusionoccurs, just before our perception loses its grip. In the resulting flicker, it is no longer possible to distinguish the single terms. In the borderline situation created by this frenetic series of words, some of them will leave a trace on each spectator’s visual cortex, while others, the majority, will be lost. The spectator, defenceless when treated in this way, is subjected to the human word, as a matter of quantity. Not what, but how much. This furious bundle of nouns leaves no room for choice nor discernment. The nucleus of language returns to white noise, which leads to chaos.