La performance Singer, di Cristian Chironi, è un gioco concettuale che unisce una coreografia architettonica ad una coreografia della vestizione e si caratterizza soprattutto per un “fare” chetrova giustificazione nel fare. Il corpo performato, all’interno dello spazio perimetrato e costruito della stanza, rievoca gesti quotidiani e banali, che vengono cuciti ad un presente irreale. La coreografia diviene lo spazio fisico di un pensiero frammentato, dove il corpo è il perno che fa muovere le cose. Oltre che come laboratorio intimo ed estetico, Singer si pone in una doppia presa di posizione critica e politica; antropologicamente, nei confronti della performance storica, mutandone certi meccanismi; socialmente, condividendo una sensibilità morale, quella femminile, a cui far riferimento, per ritrovare un nuovo ordine ed equilibrioall’interno della casa universale. La semplice quotidianità entra a far parte dell’evento, non divenendo spettacolo, ma facendo sì che lo spettacolo divenga quotidianità. L’azione minimale dettata dalla memoria, sviluppa nel pensiero l’humour che trova nell’oggettività la vera rinascita delle cose. Singer chiama lo spettatore a prenderne atto.