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Richard Chartier Live @ Netmage 04

 Richard Chartier

 
 

Pansare al materiale sonoro come ad una materia plasmabile, in uno spazio tridimensionale che comprende tra le sue variabili gli elementi di materialità costituiti dalla spazio di ascolto: le mura, l’impianto, il pubblico. Un vero plus, rispetto alla tridimensionalitè virtuale come definita nello spazio digitale strettamente inteso.
E’ questo il tipo di approccio utilizzato da Richard Chartier, esemplare per un certo tipo di ricerca che al sonoro approda a partire da componenti per certi versi concrete, pur nella estrema mediazione degli apparati utilizzati.
Un suono trattato con una integralità scultorea, come se si trattasse di una installazione, ricontestualizzandosi nella specificità del luogo (site-specific) e operando sul controllo dei parametri ambientali. L’ascoltatore/osservatore si impregna della fisicità del suono e della percezione messa in relazione alla propria posizione nello spazio. Installazione che è pensata per re-indirizzare la concentrazione e portare l’attenzione su aspetti molto precisi dell’esperienza sonora.
Di fatto si tratta di una composizione eseguita dal vivo, un processo mai del tutto concluso -Chartier parla di processo compositivo asintotico- che si sviluppa nel corso degli anni di adattamento in adattamento. A partire dagli anni novanta, quando il percorso di ricerca di Chartier partiva da una estetica dell’inudibile, sul carattere di quasi-silenzio del suono ottenuto nel suo stato di energia, fenomeno fisico, spesso messo in opera a volumi bassissimi, in cuffia piuttosto che riprodotto su impianti audio; per arrivare, oggi, ad una definizione più articolata, potremmo quasi definirla sinfonica, della interdipendenza tra suono, silenzio e processo di ascolto.

Think of all sound material as mouldable, in a three dimensional space which includes among its variables the material elements constituting the listening space, i.e.: the walls, sound system, and the public. A real plus, with respect to virtual three dimensionality as defined by a strict interpretation of digital space.
This is the type of approach used by Richard Chartier, a model for a certain type of research where the sound is created, starting from components which are in some ways concrete, though in extreme mediation with the equipment used.
A sound treated with a sculptured integrity, as if it were an installation, being re-contextualized in the specificity of the site (site-specific) and operating under the control of environmental parameters. The listener/observer is soaked by the physicality of the sound and his/her perception, put in relation to his/her own position in space. These installations which have been planned in order to focus the concentration and bring the mind to bear on very precise aspects of the sound experience.
This composition is to be preformed live, a process that’s never completely concluded -Chartier speaks of an asyntotic process of composition – that develops over the course of years from adaptation to adaptation. Starting from the 90’s, when Chartier’s research path would start from an aesthetic of the audible, on the  near silent character of sound obtained in its pure state of energy. This is a physical phenomenon, often put in pieces at very low volumes, in head phones rather than being played through audio systems. It has arrived today at a more articulated definition, which we could almost define as  symphonic, on the interdependence of sound, silence and the listening process.