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Versione

Voci dall’aldilà

rassegna di film a cura di Walter Rovere

11/5/2004 - 12/5/2004
Raum Bologna

Voci dall’aldilà

Nel 1971 Konstantin Raudive raccolse in un libro con disco allegato, Unhörbares wird Hörbar (L’inaudibile si fa udibile, in edizione italianaVoci dall’aldilà), i risultati delle ricerche che aveva condotto sulle voci che aveva registrato a migliaia nel corso dei sei anni precedenti, attraverso un semplice microfono o le frequenze “vuote” di apparecchi radio o ricetrasmittenti. Per Raudive, queste registrazioni erano una prova certa di comunicazione con il mondo dei defunti, anche in virtù delle caratteristiche delle voci, che apparivano diverse da quelle “viventi” per ritmo, tonalità e uno strano poliglottismo, che si prendeva la libertà di cambiare lingua da una parola all’altra e di usare neologismi e sgrammaticature. Al professore si manifestavano prevalentemente figure familiari dal passato (parenti e amici), ma anche personaggi famosi da ambiti ed epoche diverse: scrittori e poeti come Garçia Lorca (che si esprimeva con frasi composte in lettone, tedesco, svedese, spagnolo), Shakespeare e Hemingway (in lettone), filosofi come Nietzsche, psicologi come Jung e Freud, uomini di stato come Kennedy (anch’egli in lettone, lingua madre di Raudive), Lenin, Trotzki, Hitler... (nessun musicista; ma curiosamente negli stessi anni la pianista-medium Rosemary Brown pubblicava apprezzate composizioni che, a suo dire, le erano state dettate dagli spiriti di Liszt, Beethoven, Debussy e altri, esperienze che racconterà poi nel libro Immortals at my Elbow).
In maniera analoga ai processi psicologici inconsci di proiezione, condensazione eccetera che tanta parte hanno nell’interpretazione degli Electronic Voice Phenomena, questa rassegna accosta “voci” di compositori scomparsi di ambiti diversi; “visioni interiori” che in maniera più o meno evidente, sopra o sotto la soglia della coscienza, continuano a dialogare con il presente, e che la distanza temporale ci permette di far “incontrare idealmente” in modi in cui forse gli (o ci) erano preclusi quand’erano in vita, valutando meglio differenze o inaspettate connessioni sfuggite o sottovalutate in prima istanza.
Sun Ra e John Cage si incontrano per uno storico concerto nel 1986: su quali punti di contatto, tra la procedura meccanicistica e il rigido controllo della soggettività di Music of Changes  (aspramente criticata da Tilbury e Cardew in Stockhausen al servizio dell’imperialismo) e la libertà improvvisativa del jazzista (che però intitola “Discipline” proprio la sua serie di brani più apparentemente free – cfr. Cardew ai tempi del suo impegno con AMM: “Disciplina non come l’abilità di conformarsi a una regola rigida, ma come l’abilità di lavorare collettivamente con altre persone in modo armonioso e proficuo”)?
Visto dall’oggi, il contenuto politico della musica di Nono, che inserisce Bella Ciao e interviste a operai nelle sue composizioni, viene invalidato dalla critica e dalle pratiche musicali antiavanguardistiche di Cardew? E viceversa, solo un malinteso postmodernismo può permetterci di rivalutare serenamente i meriti musicali delle composizioni “populiste” di quest’ultimo, o deve permanere il giudizio negativo espresso da suoi contemporanei di pur simile orientamento politico come Rzewski (del ’75 le sue celebri variazioni su El Publo Unido, arrangiata anche da Cardew con i PLM nel ’76), Wolff, Cutler?
Altri incroci... nel ’64 nasce a Roma Nuova Consonanza, gruppo di compositori (Evangelisti, Morricone...) che si dedicano all’improvvisazione. Del ’76 il loro  Omaggio a Giacinto Scelsi (assieme al “jazzista” Schiaffini, stretto collaboratore dell’ultimo Nono…). Nel ’64 a Parigi, nella stessa serata si ascoltano i raga dei Dagar Brothers, per la prima volta in Francia, seguiti da una ciaccona di Bach e dalla prima di Xynobis per violino solo di Scelsi. Sconcerto del pubblico: Scelsi amava raccontare che solo i musicisti indiani vennero a complimentarsi con lui… Ovvi i punti di contatto tra il suo viaggio verso il “cuore” del suono, la scomposizione degli elementi interni di una singola nota – anche usando il mantra OM –, e il concetto dei suoni “non-agiti” del Nada Yoga (di cui scrive anche Kang riguardo a Kishori Amonkar), “i suoni aldilà dei suoni udibili”, la vibrazione interna, l’energia primaria delle cose e dell’universo che, per la tradizione indiana, tra i suoni udibili può venir approssimata solo dalla sillaba OM…
Diversi ma in qualche modo comparabili i suoni e ‘gesti’ primordiali ricercati da Charlemagne Palestine: che ricorda come importanti le conversazioni su arte e spiritualità con cui lo intratteneva Scelsi nella sua casa romana nei primi anni 70, così come le lezioni prese con Pran Nath a New York, strumentali non solo riguardo alla tecnica vocale, ma nel definire il “suono aureo” dei suoi pezzi per organo come Schlingen Blängen.
Nel’95 Frances-Marie Uitti descriverà in un articolo i tesori dell’archivio Scelsi, centinaia di nastri delle sue improvvisazioni, tra cui molte all’ondioline elettronica, spesso sovrapposte ad altri nastri preregistrati di ondioline, talvolta anche suonati al contrario – l’ennesima conferma dell’assoluta estraneità del compositore alle accademie.
E ancora: nel ’64 a New York Henry Flynt, inventore della ‘Concept Art’ e autore del pamphlet Fluxus-leninista “I comunisti devono costituire la leadership rivoluzionaria della cultura”, picchetta i concerti di Stockhausen; nel’70 diventa allievo di Pran Nath, che influenza la sua ‘New Country and Blues Hillbilly Music’ e l’ ‘Hallucinogenic Ecstatic Sound Environment’ di You Are My Everlovin’; nel ’71 Don Cherry apre la sua suite Humus davanti al pubblico di Donaueschingen sulle note di un raga appreso da Pran Nath; nella stessa serata segue Actions, scritta da Krzysztof Penderecki per un’orchestra di improvvisatori (con Brötzmann, Rutherford, Bennink…). Ancor più inaspettato forse, il fatto che nel ’75 Woody e Steina Vasulka, pionieri della video arte, vorranno documentare un Cherry quanto mai “terreno” che, novello griot africano, suonava la sua Music for Angela Davis attorno alla prigione in cui questa era detenuta…
In questo senso non è casuale l’apertura di questa rassegna (che proseguirà in autunno sui nomi succitati e altri) su un musicista che da solo ha attraversato pressoché l’intero spettro della musica dagli anni 50 ai 70: come esecutore, da Ives a Feldman a Fluxus (anche Poem di La Monte Young) ai minimalisti (Riley, Reich); come compositore, da allievo di Stockhausen all’abbandono del serialismo integrale in favore dell’indeterminazione di Cage, dagli esperimenti con notazioni grafiche e verbali all’improvvisazione con AMM, dalla musica come attività sociale non-specialistica della Scratch Orchestra (co-fondata con Parsons e Skempton) al ripudio di tutte le proprie esperienze precedenti nel periodo maoista, per rivolgersi a melodie popolari e folk e perfino a tocchi rock con i People’s Liberation Music.
 
(Walter Rovere)
 
martedì 11 maggio - ore 24 - Raum - BOLOGNA
Cornelius Cardew di Philippe Reignez (Inghilterra 1986)
Un raro documentario prodotto per la tv inglese, con riprese di Cardew in solo e con la Scratch Orchestra, estratti di esecuzioni di Treatise (Tilbury e AMM), Mountains (Ian Mitchell) e The Great Learning, e interviste a Tilbury, Stockhausen, Feldman, Wolff, Prévost e Mitchell sui loro rapporti con il compositore.
 
mercoledì 12 maggio - ore 24 - Raum - BOLOGNA
In Between the Notes – a Portrait of Pandit Pran Nath: di William Farley (Usa 1986)
Sommo esponente del canto Kirana, Pran Nath ha avuto come allievi una parte importante dell’avanguardia americana: La Monte Young, Marian Zazeela, Terry Riley, Jon Hassell, Arnold Dreyblatt, Rhys Chatham, Henry Flynt, Charlemagne Palestine, Don Cherry e Yoshi Wada tra gli altri. Il maestro viene ripreso in India, nelle grotte di Tapkeshwar doveva aveva vissuto, e mentre canta accompagnato da Riley, e quest’ultimo, Young e Zazeela sono intervistati sulla sua musica.
(per gentile concessione di Other Minds, www.otherminds.org)